Apple sta preparando una rivoluzione che potrebbe ridefinire il suo posizionamento nel mercato dell’intelligenza artificiale. Secondo quanto rivelato da Bloomberg, il colosso di Cupertino ha avviato lo sviluppo di processori di livello enterprise specificamente progettati per gestire le richieste di Apple Intelligence, la sua piattaforma AI. La partnership con Broadcom per questi acceleratori AI suggerisce che l’azienda stia puntando su una strategia di integrazione verticale ancora più profonda, estendendo il suo controllo dell’hardware fino ai data center che alimenteranno i suoi servizi cloud. Questa mossa potrebbe rappresentare non solo un’evoluzione tecnica, ma un cambio di paradigma nella visione aziendale di Apple.
Il processore per data center in fase di sviluppo porta il nome in codice “Baltra” e, secondo le fonti, dovrebbe vedere la luce entro il 2027. La collaborazione con Broadcom, azienda nota per i suoi acceleratori AI basati su array sistolici di elementi di elaborazione proprietari e memorie HBM, suggerisce un’architettura di alto profilo. Ciò che colpisce nelle indiscrezioni è la scala dell’ambizione: Apple starebbe valutando configurazioni che prevedono il raddoppio, la quadruplicazione o addirittura l’ottuplicazione del numero di core di elaborazione e grafica rispetto all’attuale M3 Ultra.
Per contestualizzare queste cifre, ricordiamo che l’M3 Ultra è già un processore formidabile, con 24 core ad alte prestazioni e 8 core a basso consumo energetico. Se le indiscrezioni fossero confermate, potremmo trovarci di fronte a un chip con fino a 256 core totali, o 192 core ad alte prestazioni, una potenza di calcolo senza precedenti nell’ecosistema Apple. Sul fronte grafico, quadruplicare i cluster dell’M3 Ultra potrebbe produrre prestazioni paragonabili o superiori alla GeForce RTX 5090 di Nvidia.
Tuttavia, il report solleva interrogativi sulla reale architettura di questo processore. Le moderne applicazioni AI non utilizzano principalmente core CPU o GPU generici per l’addestramento o l’inferenza, ma unità tensor o matriciali specializzate. L’NPU di Apple, ad esempio, si basa su logiche di moltiplicazione matriciale ottimizzate per l’AI on-device. Se l’obiettivo è sviluppare un acceleratore AI per inferenza, sarebbe più logico scalare il motore NPU piuttosto che aumentare il numero di core CPU.
D’altra parte, i server AI necessitano comunque di CPU potenti per pianificare i flussi di dati e alimentare gli acceleratori. È quindi plausibile che sotto il nome in codice Baltra, Apple stia sviluppando sia CPU che acceleratori AI, creando un ecosistema completo per gestire le richieste di Apple Intelligence nei suoi data center.
Mentre i suoi ingegneri lavorano ai chip per data center, Apple non trascura il versante consumer. La roadmap include diversi nuovi processori destinati a Mac e iPad. Entro la fine del 2025 è previsto l’aggiornamento del chip M5 per iPad Pro e MacBook Pro, una tempistica che rientra nel ciclo di aggiornamento biennale ormai consolidato.
Guardando più avanti, l’azienda sta sviluppando i system-on-chip denominati internamente M6 (nome in codice Komodo) e M7 (nome in codice Borneo), destinati alle generazioni successive di dispositivi iPad e Mac. Particolarmente interessante è la menzione di un altro chip high-end denominato Sotra, sul quale però non sono disponibili dettagli riguardo ai dispositivi target.
L’impegno di Apple nel campo dei processori personalizzati si estende anche ai dispositivi indossabili. Le fonti confermano lo sviluppo di chip specifici per occhiali smart a realtà aumentata, un segmento che l’azienda considera strategico per il futuro. Questa strategia multilivello conferma come Apple stia cercando di mantenere il controllo sull’intera catena del valore tecnologico, dai server cloud fino ai dispositivi indossabili.