I modelli IA di Meta non sono più open source, ma non per scelta

L’Open Source Initiative (OSI) ha definito ufficialmente cosa significa “open source” nel contesto dell’intelligenza artificiale (AI), presentando criteri che potrebbero non essere compatibili con i modelli di giganti tecnologici come Meta. La definizione di OSI richiede pieno accesso ai dettagli del set di dati usati per l’addestramento degli algoritmi, al codice completo e alle impostazioni di peso utilizzate durante la formazione del modello. Questo standard si scontra direttamente con il modello Llama di Meta, che, sebbene sia etichettato come open source, impone restrizioni all’uso commerciale e non fornisce accesso ai dati di formazione.

La definizione di AI open source di OSI riflette l’intento di promuovere un ambiente tecnologico dove innovatori e sviluppatori possono collaborare e migliorare reciprocamente i propri progetti senza barriere legali o tecniche. Questo approccio è saldo nella tradizione OSI di trasparenza e disponibilità che ha guidato il mondo del software libero per oltre un quarto di secolo. La nuova definizione mira a trasferire questi valori anche nel campo emergente dell’intelligenza artificiale, ma incontra la resistenza di compagnie che, come Meta, hanno investito risorse significative nello sviluppo di AI e vedono nel controllo sui dati di addestramento un vantaggio competitivo.

Il portavoce di Meta, Faith Eischen, ha chiarito:

“Mentre concordiamo con OSI su molti aspetti, non condividiamo questa definizione. L’elaborazione di una definizione univoca di AI open source è complessa e le definizioni precedenti non catturano le sfide delle tecnologie AI moderne.”

Eischen ha anche aggiunto che la collaborazione con OSI e altre organizzazioni continuerà per rendere l’intelligenza artificiale più accessibile e libera, rispettando però le specificità tecniche del settore.

Meta sta usando gli stessi argomenti di Microsoft negli anni ’90

Stefano Maffulli, direttore esecutivo di OSI, paragona l’attuale resistenza delle grandi aziende tecnologiche agli atteggiamenti storici di società come Microsoft durante l’ascesa del software open source. Osserva che la reticenza nell’aprire completamente i dati di training è spesso motivata da questioni di responsabilità legale e mantenimento del vantaggio competitivo.

Parallelamente alle discussioni sui criteri che definiscono l’open source nell’intelligenza artificiale, organizzazioni come la Linux Foundation stanno lavorando su definizioni alternative. Clément Delangue, CEO di Hugging Face, ritiene che la definizione di OSI sia “un enorme aiuto nel plasmare la conversazione sull’apertura nell’AI, specialmente per quanto riguarda il ruolo cruciale dei dati di addestramento“.