Intel è stata accusata dall’Associazione cinese per la sicurezza informatica di gravi vulnerabilità e di inserire backdoor nei suoi sistemi di sorveglianza. La Cina, principale fonte di ricavi per Intel nel 2023 con 14,85 miliardi di dollari, minaccia azioni contro l’azienda. L’accusa arriva in un momento delicato per Intel. Perdere il mercato cinese, che rappresenta oltre un quarto dei 54 miliardi di ricavi totali nel 2022, sarebbe un duro colpo.
Un portavoce di Intel ha dichiarato:
“Prendiamo molto sul serio le preoccupazioni sulla sicurezza e stiamo lavorando per risolvere le vulnerabilità segnalate. Restiamo impegnati a servire i nostri clienti in tutto il mondo, inclusa la Cina”.
L’associazione cinese ha evidenziato diverse vulnerabilità di sicurezza, tra cui gli attacchi GhostRace e Indirector, che permetterebbero di rubare dati sensibili dalle CPU. Inoltre, sono stati criticati i recenti problemi di instabilità dei processori Intel Core di 13a e 14a generazione.
Tensioni geopolitiche e conseguenze economiche
Le accuse cinesi contro Intel si inseriscono in un contesto di crescenti tensioni tra Stati Uniti e Cina nel settore tecnologico. L’azienda si trova ora in una posizione delicata, dovendo bilanciare gli interessi commerciali in Cina con il sostegno ricevuto dal governo americano tramite il CHIPS Act.
La notizia ha avuto un impatto immediato sul mercato azionario, con il titolo Intel che ha registrato un calo del 3% all’apertura delle contrattazioni. Gli analisti temono che un’eventuale azione concreta della Cina contro Intel potrebbe mettere in seria difficoltà l’azienda.
La situazione rimane in evoluzione, con potenziali ripercussioni non solo per Intel, ma per l’intero settore dei semiconduttori a livello globale. Le autorità cinesi non hanno ancora annunciato misure concrete, ma l’industria osserva con attenzione gli sviluppi di questa vicenda.