Il Senato italiano ha approvato il decreto Omnibus, che include nuove misure contro la pirateria televisiva. Gli emendamenti introdotti estendono le responsabilità penali ai fornitori di servizi internet e prevedono pene detentive per chi non segnala attività illecite.
Il provvedimento mira a contrastare la diffusione illegale di contenuti protetti da copyright, ma ha sollevato forti preoccupazioni nel settore delle telecomunicazioni. Le nuove norme ampliano il perimetro dei soggetti coinvolti, includendo fornitori di VPN, DNS e altri servizi di rete, e impongono l’obbligo di segnalare “immediatamente” alle autorità eventuali attività sospette.
Le critiche delle associazioni di categoria
Anitec-Assinform, che rappresenta le principali aziende ICT in Italia, ha espresso forti perplessità sulle nuove misure. L’associazione ritiene che la norma sia “eccessivamente sproporzionata e inefficace”, in quanto colpisce soggetti estranei al reato di pirateria.
Secondo Anitec-Assinform, la disposizione presenta diversi punti critici:
- Attribuisce responsabilità penali a meri intermediari
- Non specifica criteri chiari per determinare l’omissione punibile
- Potrebbe violare principi fondamentali del diritto UE
- Rischia di vanificare i risultati positivi ottenuti con la piattaforma centralizzata anti-pirateria
Anche Assoprovider, che rappresenta i piccoli e medi fornitori di servizi Internet, ha lanciato un forte allarme. Il presidente Giovanbattista Frontera ha dichiarato: “L’introduzione del rischio di carcerazione per gli ISP è una misura draconiana e sproporzionata”.
L’associazione evidenzia diverse criticità:
- Gli ISP non hanno competenze per valutare attività “penalmente rilevanti”
- Il timore di sanzioni potrebbe portare a un eccesso di segnalazioni
- La norma colpirà in modo sproporzionato i piccoli e medi operatori
- C’è un potenziale conflitto con le normative sulla privacy
Le richieste del settore
Entrambe le associazioni chiedono un intervento urgente del legislatore per rivedere gli emendamenti. Assoprovider in particolare sollecita la rimozione della minaccia di carcerazione e l’apertura di un tavolo di confronto con tutte le parti interessate.
Il presidente Frontera ha concluso: “Siamo determinati a contrastare la pirateria, ma non possiamo accettare il rischio di finire in carcere per svolgere il nostro lavoro”.
La vicenda evidenzia la complessità di bilanciare la tutela del copyright con le esigenze operative del settore delle telecomunicazioni. Le nuove norme, pur mirando a contrastare un fenomeno illecito, rischiano di creare oneri eccessivi per gli operatori e potenziali conflitti con altri principi giuridici fondamentali.