Nuove voci di corridoio fanno luce sulle prime informazioni riguardanti la prossima architettura AMD Zen 6, in arrivo presumibilmente nel 2027. Secondo quanto riportato dal noto leaker , le prossime APU della serie “Medusa Point” potrebbero integrare fino a 22 core ibridi, superando l’attuale limite di 16 core presenti sui chip AMD di fascia più alta.
La nuova architettura rappresenterebbe l’evoluzione naturale degli attuali chip Strix Point basati su Zen 5, sebbene prima di vedere Medusa Point sul mercato, AMD dovrebbe introdurre una serie intermedia denominata “Gorgon Point”, essenzialmente un refresh dell’attuale generazione. La vera novità di Medusa Point sarà l’implementazione dell’architettura Zen 6, i cui dettagli tecnici dovrebbero essere svelati ufficialmente durante il COMPUTEX 2026, affiancata da un aggiornamento del comparto grafico che adotterà il design RDNA 3.5+.
Una scelta potrebbe deludere chi sperava nell’integrazione di RDNA 4, ma è probabile che AMD stia già guardando oltre, considerando che la futura architettura grafica UDNA 1 (o RDNA 5) è prevista nello stesso periodo di lancio di Medusa Point. La strategia sembra quindi orientata a un’implementazione progressiva delle innovazioni, piuttosto che a un salto generazionale completo in un’unica soluzione.
Medusa Point 1
R5/R7=4C+4D+2LP+8CU RDNA 3.5+
R9=12C CCD+4C+4D+2LP+8CU RDNA 3.5+APU=IOD👀
— HXL (@9550pro)
Secondo le indiscrezioni, i modelli Ryzen 5 e Ryzen 7 della serie Medusa Point adotteranno un approccio ibrido con un massimo di 10 core, distribuiti in quattro core Zen 6 classici, quattro core Zen 6c densi e due innovativi core LP (Low Power). Questi ultimi sarebbero progettati specificamente per massimizzare l’efficienza energetica, con dimensioni più ridotte rispetto ai già compatti Zen 6c e curve di tensione/frequenza ottimizzate per il risparmio energetico. Il comparto grafico integrato includerebbe otto Compute Unit basate su RDNA 3.5+, simili alla Radeon 860M, con una riduzione rispetto alle 16 CU dell’attuale Radeon 890M.
Secondo le indiscrezioni, i futuri Ryzen 9 integreranno fino a 22 core, in una configurazione estremamente complessa e stratificata: 12 core Zen 6 in un CCD (Core Complex Die) separato, probabilmente identico a quello della futura serie desktop “Venice”, più quattro core classici Zen 6, quattro core densi Zen 6c e due core LP. Questa architettura suggerisce un design MCM (Multi Chip Module) in cui il chiplet da 10 core con I/O e GPU integrata verrebbe affiancato da un CCD più potente a 12 core, di derivazione desktop.
La produzione di questi processori dovrebbe avvalersi delle più avanzate tecnologie di fabbricazione di TSMC, con il processo a 3nm per i modelli mainstream e potenzialmente il nodo N2 per i CCD dei modelli high-end. Sebbene manchino ancora dettagli sui controller di memoria, sull’NPU e sulle configurazioni della cache, è evidente che AMD stia puntando su una maggiore specializzazione dei core per ottimizzare le prestazioni in diversi scenari d’uso.
È ancora troppo presto per delineare uno scenario realistico, ma è possibile che Medusa Point competerà con Intel Nova Lake, che dovrebbe debuttare nella seconda metà del 2026. In ogni caso, dovremo aspettare ancora parecchio prima di vedere questi processori: per ora meglio concentrarsi sugli annunci di questo COMPUTEX, che aprirà le porte la prossima settimana.