In risposta alle recenti tensioni con gli Stati Uniti riguardanti la tecnologia dei semiconduttori, Taiwan ha deciso di vietare a TSMC, la più grande fabbrica di semiconduttori al mondo, la produzione di chip a 2 nanometri al di fuori dei suoi confini. Questa decisione mira a proteggere le tecnologie “esclusive” dell’isola.
La storia dei semiconduttori è una delle più affascinanti nel campo della tecnologia e dell’innovazione. Nel corso degli anni, i semiconduttori sono diventati essenziali per il funzionamento di quasi tutti i dispositivi elettronici moderni, dalla semplice calcolatrice agli smartphone più avanzati.
Taiwan, in particolare, ha giocato un ruolo cruciale nello sviluppo di questa industria. Dagli anni ’80, l’isola è stata al centro della rivoluzione dei semiconduttori, diventando uno dei principali hub di produzione mondiali. Questo percorso ha preso avvio grazie a politiche governative mirate e investimenti massicci in ricerca e sviluppo.
TSMC (Taiwan Semiconductor Manufacturing Company), fondata nel 1987, è oggi la più grande fonderia di semiconduttori al mondo. La sua capacità di innovare e di ridurre le dimensioni dei chip a livelli micrometrici è stata fondamentale per mantenere questo status.
Il Ministro dell’Economia di Taiwan ha precisato che la tecnologia core a 2nm di TSMC rimarrà nell’isola nonostante le ambizioni dell’azienda di espandere la produzione all’estero. Attualmente, le normative taiwanesi sulla protezione delle proprie tecnologie impediscono la fabbricazione di tali chip all’estero.
Nonostante i forti investimenti ricevuti durante l’amministrazione Biden, inclusi incentivi nell’ambito del “Chips Act” che ha sostenuto lo sviluppo dello stabilimento in Arizona, previsto per l’apertura a dicembre, TSMC dovrà attenersi ai limiti imposti dal governo taiwanese in termini di trasferimento tecnologico. Infatti, l’azienda prevede inizialmente di produrre processi a 4nm/5nm negli Stati Uniti, con piani di estendere fino a 2nm entro la fine del decennio, mantenendo però le tecnologie più avanzate a Taiwan.
La decisione di Taiwan di limitare il trasferimento delle tecnologie all’estero può essere vista come un tentativo di mantenere la leadership globale nel settore dei semiconduttori, rafforzando la sicurezza nazionale e proteggendo il vantaggio competitivo nel mercato. In un contesto di crescenti tensioni geopolitiche e tecnologiche, questa mossa potrebbe influenzare le relazioni future tra TSMC e il resto del mondo, specie con gli Stati Uniti, dove il presidente Donald Trump ha già espresso preoccupazioni sul ruolo di Taiwan nel settore tecnologico americano.
Nonostante gli ostacoli, le prospettive a lungo termine per le operazioni di TSMC negli USA rimangono positivamente solide, con l’obiettivo comune di espandere la produzione di semiconduttori su suolo americano e di rafforzare le collaborazioni in un settore strategico per entrambi i Paesi.